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Il ruolo delle frasi fatte è di proteggere le persone dalle decisioni invasive dentro la loro vita. Spesso le convinzioni vengono definite “limitanti” perché limitano la vita di una persona. Eppure, ci si dimentica di un elemento: se la persona le dice, le vive, le attua nel quotidiano, quelle credenze limitanti hanno senso e un significato. Dove ti stanno portando, oggi, le tue convinzioni? Che cosa ti impediscono di vivere, le frasi che ti ripeti? Che senso hanno, per te, i pregiudizi? Quando li utilizzi, cosa provi?
Darsi sofferenza per confermare l’amore
“Se smetto di soffrire allora lo dimentico” và di pari passo con “Non prenderò mai un nuovo animale perché ho sofferto troppo”. La sofferenza di cui si parla è una protezione dall’amore che, da una parte, ha bisogno di sottolineatura, dall’altro diventa accusa. Da una parte, si chiede al proprio mondo di accettare le modalità di tristezza per permettere alla persona di non tradire la memoria. Dall’altra si impone la propria volontà per permettere alla persona di gestire i suoi confini intimi.
Uno degli aspetti di cui raramente si parla relativamente il lutto è l’uso del dolore come manipolazione. In un ambito di coaching, si parla di evitamento e cioè che cosa la persona sta evitando quando attua certe modalità di comportamento.
Che cosa eviti quando ti tieni un passo indietro all’amore?
Che cosa può succedere, se smette di amare soffrendo?
Chi diventi, se non soffri?
Come sarebbe la tua vita, con la libertà?
Davvero devi giustificarti?
Le frasi fatte hanno anche la funzione di gestire gli spazi nelle relazione con le persone. Una frase fatta può tenere a distanza qualcuno di sgradito così come può tagliare corto un discorso che si preferisce evitare. Il punto, però, è questo: davvero hai bisogno di giustificarti con gli altri per le tue scelte sul chi, quando e come vuoi amare? E, se non vuoi più semplificare il tuo vissuto con le frasi fatte, come vuoi relazionarti con gli altri?
Nel tipo di coaching che propongo, si parla di incontro al confine, dove il confine è il limite vitale che una persona porta quando si mette in relazione con gli altri e, viceversa, incontra dagli altri. Qual è il tuo confine, quando si tratta di adozioni di animali? Chi può giudicare le tue scelte? Quanto ti giudichi per i tuoi desideri?
Se tu non ti giudicassi, che cosa faresti?
Nel mondo animale, il giudizio è onnipresente. Qualcuno ti giudica idoneo come proprietario, qualcuno giudica idoneo il tuo animale, qualcuno giudica idonee le tue competenze accuditive e sanitarie, qualcuno giudica sbagliate le tue scelte casalinghe, nutrienti, veterinarie. Gli outfit dei tuoi animali, come li trasporti in macchina, quante volte gli lasci la libertà, come gliela lasci. Se raggiungi oppure no risultati eccellenti nelle competizioni e molto altro ancora.
Cosa provi all’idea di sospendere il giudizio quando si tratta del tuo lutto?
Cosa provi all’idea di dare un confine alle persone che ti giudicano nel lutto?
Più ti autorizzi al sentire, alla sincerità e trasparenza con te, meno avrai bisogno delle frasi fatte per proteggere la tua zona di comfort. La potrai abitare con naturalezza e la potrai esplorare fino a quando sentirai la volontà di starci o di allargare i tuoi orizzonti. Puoi farlo. Che cosa non ti dice il tuo orgoglio?
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